In Perù, abbiamo passato due settimane a Cusco (⇒), a casa di quella che avremo definito poi la nostra famiglia peruviana (Imelda, el Wapi, el Mustafa(⇒)). Masticando foglie di coca contro i sintomi dell’altitudine, abbiamo visitato i siti archeologici del Valle Sagrado, in particolare Moray (⇒), le saline di Maras (⇒), Pisaq (⇒) e Ollantaytambo (⇒), affascinati dalla profonda conoscenza
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Salar de Uyuni
Il Salar de Uyuni, con i suoi 10.582 kmq, è il deserto di sale più grande del pianeta. Si trova nel Sud della Bolivia, a quota 3.600. Ci si arriva in Jeep, dalla cittadina Uyuni. Non ci sono volumi – nessuna prospettiva – perché l’orizzonte è piatto; non ci sono direzioni perché è un paesaggio
Isola di Amantanì (Lago Titicaca)
All’isola di Amantanì ci si arriva in barca da Puno. Quando tira il vento, il lago di Titicaca si gonfia, s’abbuia e minaccia. Bisogna lasciarsi dondolare dalle grandi onde, avere la fede dei marinai e aspettare di attraccare al primo porto dell’isola. Amantanì è tonda, con una superficie di circa 9 km2. La si percorre
Salineras de Maras
Le saline di Maras sono 4.500 pozze di acqua salata che si sviluppano in discesa, nella gola del monte Qaqawiñay, a 50 km da Cusco, nel Valle Sagrado. È un fatto inusuale trovare il sale ad altitudini così alte. Perché? La leggenda narra che il guerriero Ayar Cachi pianse fino a formare le pozze di
Vinicunca, Montaña de 7 colores
Vinicunca, la montagna dei 7 colori, si trova a 5.200 metri di altezza, nel distretto di Pitumarca. Fino a pochi anni fa era coperta di ghiaccio e non era battuta dal turismo. Oggi, con la pubblicazione delle foto sui social, è diventata il secondo luogo più visitato del Peru, dopo Machu Picchu. Milioni di anni
Machu Picchu
Machu Picchu (in quechua “montagna vecchia”) è la dimora più straordinaria in cui l’uomo abbia mai vissuto. Incastonata, a 2400 m, tra le cime affilate delle Ande, è attraversata nelle prime ore del mattino da banchi di nebbia che offuscano i precipizi vertiginosi. E’ un nido appeso alle vette della Cordigliera, nel grembo della pachamama,
Mappa 3
Siamo entrati in Colombia dalla porta principale, dalla bella Cartagena: città di battaglie, di salsa e di erotismo. Da Don Fidel (⇒) abbiamo ascoltato la miglior musica del Paese, poi siamo scesi a Santa Marta dove abbiamo ballato in un locale fino a tardi. All’ecovillaggio Gambira (⇒) , nella Sierra Madre, abbiamo appreso un sentimento raro: la
Bogotá
Bogotà è una città senza una gran fama. Troppo traffico, troppo casino, troppo pericolosa. Il consiglio è di passarla in fretta, camminare nella Candelaria (non dopo le 18), salire a Monserrate, visitare il Museo di Botero e il Museo del’Oro. Fatto questo, prendere un aereo e andare nella fervente Medellin, dove là si vede la
Jardin
Jardin, si chiama così perché quando scoprirono questa valle, nel 1860, l’abbondanza di fiori, di alberi da frutto, di piante, di uccelli, di ruscelli e di farfalle facevano ricordare un rigoglioso giardino. Jardin divenne un paese di montagna, fatto di case colorate con balconi fioriti, di poche vie, di 14.000 abitanti. L’aria è fresca e
Ana Maria
Ci fermavamo da lei ogni mattina per bere una spremuta d’arancia, finchè siamo diventati amici. Ana Maria, 36 anni, vive, con il figlio e i genitori anziani, in una finca in mezzo a piantagioni di caffè e distese di banani, in una valle di Jardin, in Colombia. Chiacchieravamo seduti nel tavolo di fronte a casa,