In Perù, abbiamo passato due settimane a Cusco (⇒), a casa di quella che avremo definito poi la nostra famiglia peruviana (Imelda, el Wapi, el Mustafa(⇒)). Masticando foglie di coca contro i sintomi dell’altitudine, abbiamo visitato i siti archeologici del Valle Sagrado, in particolare Moray (⇒), le saline di Maras (⇒), Pisaq (⇒) e Ollantaytambo (⇒), affascinati dalla profonda conoscenza della terra e dell’astronomia delle popolazioni andine. Siamo arrivati, a piedi, alle appendici di Macchu Picchu (⇒), il luogo più straordinario in cui l’uomo abbia mai vissuto: un nido appeso alle vette della Cordigliera, nel grembo della pachamama. Abbiamo anche conosciuto (era una prima volta) l’emozione della cima scalando la montagna dei sette colori (⇒). Da lassù, quota 5.200, ci si accorge di essere profondamente complici e felici. Ci siamo poi mossi verso il lago Titicaca e abbiamo dormito a casa di Aurelia e Fred (mamma e figlio) nell’isola di Amantanì (⇒), luogo spirituale che ricorderemo. Da Puno siamo scesi a Cochabamba, passando la frontiera Perù-Bolivia, costeggiando il lago Titicaca. All’isola del Sole (⇒), luogo culto della cosmologia andina, c’è sembrato di vivere la pace, tra le acque e le nubi azzurre, senza il fastidio di macchine, bus, taxi, moto, senza il fastidio del tempo. A La Paz, abbiamo conosciuto la realtà del carcere San Pedro (un luogo dove la realtà supera di gran lungo la fantasia) grazie ai racconti delle educatrici di Laboratorio Solidale, tra cui, in particolare, Eleonora (⇒), che ci fu amica fin da subito. Al Sajama (⇒), quasi al confine con il Cile, ci siamo scontrati con l’isolamento di una natura priva di interesse per l’uomo, fatta di distese di sabbia, di bassi cespugli, di pascoli di lama e di immense montagne. Nel sud della Bolivia abbiamo, invece, conosciuto il carattere selvatico e anarchico del paesaggio che scatenò il surrealismo nella mente di Salvador Dalì. Il Parque di Edoardo Avaroa (⇒) può essere descritto solo con un grande sforzo onirico. Era la prima volta che ci trovavamo di fronte ad immense colonie di fenicotteri rosa. Ci si emoziona con una tale velocità! Così come tra i fumi dei geyser (⇒) all’alba, alla vista di grossi vulcani nel sonno e seguendo con lo sguardo le vigogne in corsa. Si possono conoscere i limiti della bellezza? Nel deserto di Uyuni (⇒), la distesa di sale più grande del pianeta, ci si scopre, ad esempio, senza volumi – nessuna prospettiva perché l’orizzonte è piatto – e senza direzioni – perché è un paesaggio bianco che si ripete all’infinito. Abbiamo poi passato alcuni giorni nelle città di Potosì e di Sucre e nel piccolo pueblo di Samaipata in attesa – dopo nove mesi di viaggio, sei Paesi visitati, più di 17.000km percorsi, 57 tappe, – di fare ritorno a casa.
Durata: dal 21.10.18 al 3.12.18 (43 giorni)
km: 4.500 km
Tappe:
45_Lima
46_Cusco
47_Isola di Amantanì
48_Isola del Sole
49_La Paz
50_Sajama
51_Uyuni
52_Parque Eduardo Avaroa
53_Potosì
54_Sucre
55_Samaipata
56_Santa Cruz