“In Baja California si vedono le balene. Ti rendi conto? Le balene! È lì che dobbiamo andare!”
Arriccio il naso e sospiro: “Los Cabos è la città più pericolosa al mondo, cosa me ne frega a me delle balene. Io non vengo.” Poco dopo, per farla breve, saliamo sul ferry, assieme a una flotta di camionisti con facce tutt’altro che rassicuranti, che da Topolobampo arriva a La Paz (per inciso, altra città con il maggior numero di omicidi per abitanti, a causa del narcotraffico). Occhi al cielo, lo amo e lo maledico.
Scendiamo dalla nave, dopo un sonno breve e mosso, malconci e affamati. Raggiriamo velocemente il controllo antidroga, saliamo sul camión (autobus) che ci lascia, dopo una ventina di minuti, nel centro di La Paz, capitale della Baja California Sur. Tutte le paure evaporano alla vista di palme alte, eleganti e sottili, ben allineate sull’orlo del Mar de Cortes. Sul malecón, ragazzi con lo skate e ragazze in costume da bagno. Molti americani. Fa caldo. Bienvenidos en Baja California Sur! Quella povera e messicana, ma pur sempre California. Una birra Pacífico con un piatto di tacos de pescado a Mc-Fischer aggiustano l’umore incrinato. Siamo a La Paz, e pace sia.
L’indomani, escursione in barca all’Isola Espíritu Santo (parte dell’arcipelago che Jacques Cousteau, oceanografo francese, definì “l’acquario del mondo”). Garantita la vista di leoni marini, mante e delfini, ma solo con la fortuna si possono vedere le balene. Parola di Beto, il capitano, che affronta le onde da bandito, con tanto di bandana in testa, fazzoletto rosso in bocca e braccia tatuate. Il bambino seduto davanti a me vomita. Preferisco i piedi fissi a terra, non il tormento del mare, ma non appena disinnesco le resistenze, scopro che – stare a mollo in balia di Beto – mi diverte.
Ecco, io non so esattamente distinguere le decine di famiglie di cetacei, ma alcune cose semplici sulle balene le ho imparate*:
_ Le balene appartengono alla famiglia dei cetacei, assieme ai delfini e alle focene. Sono mammiferi, respirano con i polmoni, producono latte e sono di sangue caldo.
_ Il cuore di una balena può pesare fino a 350 kg, ed essere, più o meno, grande come una macchina.
_ «… e Dio creò le grandi balene» (Genesi 1:21). Le balene anticipano l’uomo sulla terra di decine di
milioni di anni.
_ Sono un mistero: è risaputo che hanno un cervello più complesso dell’uomo e che usano diversi linguaggi per comunicare a distanze inimmaginabili, addirittura da un Oceano all’altro!
_ Sono animali pacifici (non c’è mai stato un caso di un’aggressione gratuita all’uomo) e gregari (se una balena è in difficoltà il gruppo le va in soccorso).
_ Il canto delle megattere può irrigare anche i cuori più secchi. Può sembrare una sinfonia, una ballata o un’improvvisazione. La composizione di suoni e ultrasuoni può avere la stessa complessità
della Sinfonia n. 5 di Beethoven. Si possono addirittura distinguere le strofe e il ritornello.
_ Le balene sono in grado di insegnare, imparare, cooperare, complottare e piangere. Il come facciano tutto ciò, rimane, per l’appunto, un mistero.
La Baja California ospita, in particolare, le balene grigie che ogni anno compiono una migrazione di 15.000/20.000 km, da ottobre ad aprile, per raggiungere tre aree d’acqua calda e piatta, quasi solida, della Baja: Ojo de Liebre, Laguna de San Ignazio e Bahía Magdalena. Percorrono così tanti chilometri (li stessi per fare Italia – Messico andata e ritorno) per fare l’amore e riprodursi. Le femmine, grazie alle condizioni benevoli delle baie, qui partoriscono. A fine marzo ritornano a casa, nel Mare di Boering, in Alaska.
Vediamo i leoni marini, goffi, piuttosto malfatti e sgraziati, stare petto all’aria, sott’acqua e ululare; ridiamo di fronte alle piroette e alle spanciate delle mante che rimbalzano sull’acqua come schegge; avvistiamo pure una decina di delfini sul retro, rincorrere la schiuma della barca: siamo stravolti dalla bellezza e grati alla natura abbondante, pacifica e vergine. Poi, sulla via del ritorno, Beto tuona: “Las ballenas!”. Si accostano alla barca una coppia di balene, una accanto all’altra, con il dorso emergono dall’acqua e sfiatano. Proprio lì, a pochi metri da noi. Emergono e s’immergono dall’acqua con la stessa frequenza con cui il nostro respiro entra ed esce dalla bocca, davanti a loro, sospeso.
*Fonti: Beto, il marinaio e “Le Balene lo sanno” di Pino Cacucci.