Abbiamo passato cinque giorni alla Gambhira, un ecovillaggio di qualche capanna di paglia sperduto nella Sierra Nevada di Santa Marta, in Colombia.
Le popolazioni native che abitano in questi luoghi, considerati il chackra del cuore del pianeta, vennero scoperte dal mondo occidentale solo negli anni ’80, grazie ad un documentario della BBC. Quando videro come l’uomo stava trattando il pianeta, i vecchi saggi scesero in città con l’intento di insegnare la necessità urgente di prendersi cura della natura. Ma pochissime persone li ascoltarono. Nel frattempo, compagnie minerarie straniere e programmi di edilizia invasiva, strappavano, e tutt’ora strappano, la terra a coloro che l’avevano curata con amore, riconoscenza e sacralità, per millenni.
Alla Gambhira, dove risiede stabile una comunità induista, il programma della giornata per i volontari prevede:
_ 7-8 lezione di yoga;
_ 8 colazione;
_ 9-13 servizio a scelta tra cucina vegetariana, orto, manutenzione del luogo;
_ 13 pranzo;
_ 13-20 tempo libero con possibilità di seguire le lezioni di filosofia, astrologia, parmacultura, saggezza ancestrale, meditazione;
_ 20 cena;
_ 21 letto.
E’ propibito l’utilizzo di droghe e alcol, il consumo di carne e uova e l’attività sessuale. Non c’è WIFI.
A parte l’eccessivo distacco, a nostro parere, dalla scienza e dal resto del mondo; a parte la difficoltà ad adattarci ad uno stile di vita primitivo (utilizzare bagni secchi -cioè senza scarico-, schivare serpenti e scorpioni e mangiare del cibo, cotto su legna, per noi spesso non gradevole), abbiamo appreso un nuovo sentimento: la nostalgia della natura. Qualcosa che un tempo avevamo appreso e ora abbiamo dimenticato. Solo se recuperiamo la bellezza e l’importanza di quel sentimento, potremo, forse, piano piano, saldare l’immenso debito che abbiamo nei confronti della natura.
Dev’essere uno sforzo collettivo imprescindibile quello di adottare condotte rispettose della terra, che è, per tutti, da sempre, Madre.
Al momento, non esiste una planeta B.