Sajama

Il Sajama, con i suoi 6.540 metri d’altezza è la montagna più alta della Bolivia. Per raggiungerlo ci vuole pazienza e spirito d’avventura: dopo aver lasciato l’ultimo centro abitato Patacamaya (un paesino degradato tagliato a metà dalla strada che collega La Paz- Oruro), si percorre una lunga strada per 3 ore abbondanti, attraversando un paesaggio desertico, fino ad arrivare al piccolo pueblo di Sajama, che si trova ai piedi del monte, a 4.200. Poco più in là, il Cile.

Nel paesino vivono, in condizioni di povertà, circa 150 persone nel mezzo della steppa, in case di mattoni con tetti di paglia, senza pavimentazione, in mezzo a forti correnti d’aria, con poco ossigeno. Nei tre giorni che abbiamo dormito al Sajama, in un piccolo ostello familiare, abbiamo visto solo una decina di persone, per lo più donne, coperte da cima a piedi, vagare per le vie desertiche del paesino, come fantasmi in cerca di assoluzione. Ci sono insegne sbiadite di un paio di ristoranti chiusi, una bella chiesa di pietra, un campo da calcio e uno da basket, carcasse di lama per strada, sacchetti di plastica che fluttuano, tantissima polvere, qualche cane mutilato e due hotel, di basso profilo, all’ingresso del paese. Un’atmosfera spettrale.

Lascia interdetti il Sajama, ci vogliono un paio di giorni per entrarci in confidenza. Io mi sono svuotata l’intestino per una notte intera, forse presa dalla sconforto di un isolamento così eccessivo, soprattutto quando scende il buio e il silenzio diventa insopportabile. Poi con la luce il paesaggio è sconvolgente: distese di sabbia con bassi ciuffi di cespugli, secchi come il vento; dolci pascoli di vigogna, lama e alpaca; all’orizzonte catene di montagne vigorose e algido il Sajama, bagnato di neve, domina una natura superba e meravigliosa, che non ha alcun interesse per l’uomo.

Mi ha spaventata il Sajama, ma poi, al terzo giorno di interrogativi, l’ho capito: è uno specchio. Ti restituisce ciò che sei, senza carezze, senza evasioni, senza bugie. In maniera spietata, asciutta come la sua terra dove non cresce nulla. E’ per questo che consigliamo di andarci.