Le nubi di Pisaq s’appoggiano ai piedi delle montagne andine. Stanno basse, offuscando i gradoni dei terrazzamenti verticali, dove una volta crescevano mais, patate e coca. A 3600 metri sopra il livello del mare. Bisogna andarci con la pioggia a Pisaq, perché le ombre delle vette siano ben scure, le grosse rocce umide e i piedi tra il fango.
A Pisac vivevano guerrieri, nobili, sciamani e contadini al tempo del vigore inca. Nelle rocce di pietra verticali che cingono Pisaq, un’incredibile fortezza militare, sono scavate delle buche in orizzontale. Qui venivano infilati i corpi dei defunti mummificati in posizione fetale perché potessero nascere nell’Hanan Pacha, il mondo di sopra. Con la caduta dell’impero, questi corpi furono saccheggiati, ripuliti dall’oro e gettati a valle. Ma forse per la cosmovisione andina le anime erano già in salvo. All’altezza dei condor.