Isola di Amantanì (Lago Titicaca)

All’isola di Amantanì ci si arriva in barca da Puno. Quando tira il vento, il lago di Titicaca si gonfia, s’abbuia e minaccia. Bisogna lasciarsi dondolare dalle grandi onde,  avere la fede dei marinai e aspettare di attraccare al primo porto dell’isola. Amantanì è tonda, con una superficie di circa 9 km2. La si percorre in lungo in un’ora, a passo svelto. E’ abitata da circa 3.600 persone, suddivise in dieci piccole comunità, che vivono principalmente di pastorizia, agricoltura e di qualche turista. Nell’isola non ci sono macchine, moto, taxi. Neanche biciclette. Ci si muove a piedi. Stanno installando in questi giorni i pali della luce. Abbiamo visto gli operai arrampicarsi in alto come scimmie. Prima non c’era l’elettricità, ci si regolava con la luce del sole. Sveglia alle quattro, a letto alle sei. Nell’isola non ci sono distrazioni: ci sono più necessità (dormire-mangiare-riprodursi) che desideri. Non ci sono ristoranti, sale da ballo, hotel, tv e orologi. Ma ci sono due campi da calcio, due chiese, una scuola elementare, la radio, un liceo, una piccola piazza, un sindaco, orti di patate e quinoa, asini, pecore. Il cellulare prende solo in alcune zone, poche. Le case vecchie sono fatte di fango e mattoni e le finestre sono minuscole.

I visitatori dell’isola dormono in casa delle famiglie del posto. Noi siamo stati ospitati dalla Signora Aurelia che indossava un pesante velo nero che le colava dal capo e lei lo aggiustava di continuo. Così gli occhi le si vedevano poco, le poche volte in cui il velo stava fermo. Ci chiamava “mis amigos” e rideva di continuo, forse per imbarazzo, forse per cortesia, forse perché non sapeva che dire. Deve aver partorito molto tardi Fred, il figlio di 19 anni, perché sembrava piuttosto vecchia. E’ in gamba Fred, ogni giorno si gioca due sol al campo di calcio. Perde sempre. Vorrebbe fare l’ingegnere ma non gli va di lasciare l’isola come hanno fatto i suoi compagni. Dalla cima del Cerro Pachatata (Padre cielo) la vista sull’isola e sulle acque blu del lago è mistica: ti porta da te o da Dio.