El Chepe è il treno che, dal 1961, collega Chihuahua al Pacifico. 653 km di rotaie che attraversano canyon, tunnel e vallate. 16 fermate, per una durata complessiva di circa 16 ore, che si possono fare tutte d’un fiato, ma Ter-ra consiglia di fermarsi perché la natura insegna che non c’è alcuna ragione, almeno in viaggio, di avere fretta.
Ci fermiamo a Creel, nel mezzo della Sierra Tarahumara, che oltre a far parte dei Triangolo Dorado conteso e minacciato dai narcos, è da secoli terra dei Raràmuri, nativi messicani, chiamati successivamente dai conquistadores spagnoli con il termine Tarahumara.
Popolo straordinario per la cosmologia, la spiritualità, l’artigianato e le danze, oggi vive, in condizioni di povertà, di mais e bestiame. I bambini indios, col moccio al naso e con mandorle al posto degli occhi, chiedono un peso ai pochi viandanti che fanno avanti e indietro nella via principale.
Raràmuri significa piedi leggeri: sono abilissimi corridori scalzi, soliti correre kilometri, tra un cierro e l’altro, dalle prime luci del giorno fino al buio. Si può dire che hanno vinto diverse maratone, se non fosse che per loro vincere non ha alcun significato.
Con la mountain bike, si possono scavalcare diverse valli, dove i massi hanno la forma delle rane, dei funghi e dei monaci.
A Divisadero, poco distante da Creel, El Chepe sosta 15 minuti perché si può godere di una vista spettacolare, quasi eccessiva, di catene montuose aggrappate l’una sull’altra e canyon così profondi, che l’occhio va giù e si perde nel fondo.
El Chepe avanza vecchio, dondolando, senza fretta. Qualche volta inciampa e sbuffa, mentre il sole s’appoggia sulle ciglia.